“Al cor gentil rempaira sempre amore”
CONTENUTO
La prima stanza ww.1-10 dichiara che l’amore ha la sua dimora nel cuor gentile-amore e cuor
gentile sono presenti l’un l’altro come creati insieme,come la luce e il calore del fuoco.
Seconda stanza(ww:1-20)-Si chiarisce la dinamica dell’innamoramento secondo le nozioni di potenza ed atto proprie della filosofia aristotelica,con esemplificazioni tratte dalla filosofia naturale-Come il sole purifica la pietra preziosa e la rende atta a ricevere le sue proprietà dalla stella, cosi’ la natura crea l’animo nobile,tale che possa per effetto della donna innamorarsi.Si stabilisce dunque questo sistema di anologie-sole/natura.pietra preziosa,animo nobile,stella/donna.
Terza stanza(ww .21-39) si ribadisce la natura d’amore che può dimorare solo nel cuore gentile,come il fuoco per natura non può che stare sulla cima della torcia:allo stesso modo una natura ignobile è incompatibile con l’amore come l’acqua con il fuoco.Amore elegge a dimora il cuor gentile ,.perché è affine a sé come il diamante si trova incluso nel minerale di ferro.
Quarta stanza(ww.31-40 Definizione di cuor gentil che si identifica con la nobiltà che non è nobiltà di stirpe,ma nobiltà d’animo.La nobiltà di stirpe non vale nulla di per sé,così come il fango rimane vile per quanto il sole lo riscaldi.Invece il cor gentile è come l’acqua che conduce i raggi della luce;è ricettivo cioè alla virtù emanata dalla donna.
Quinta stanza(ww.51-60) Dio rimprovera il poeta di aver usato la sua divinità come paragone per un oggetto profano.Le lodi si addicono solo a LUI e alla VERGINE. .Il poeta si scusa dicendo che fu indotto a farlo dall’aspetto angelico della sua donna.
e
INTERPRETAZIONE STRUTTURALE DI D’ARCO SILVIO AVALLE
Il critico fornisce un’interpretazione strutturale della lirica alquanto interessante.Egli definisce la canzone come un psicodramma,dove i singoli personaggi hanno un ruolo preciso.Primo fra tutti AMORE (A),poi CUORE(puro e gentile) (+ b) e quindi NATURA(c) ,che crea Amore e ingentilisce il cuore.Infine la Donna(d) ,nei confronti della quale l’uomo manifesta obbedienza in quanto fornito di gentil core. I primi due personaggi sono inscindibili e legati da una serie di analogie.-
1..1.la verdura(v.2) sta all’”ausello”
2.il sole (v:5) sta allo”splendore”
3.la clarità di foco(v:10) sta al “calore”.
4. la pietra preziosa sta alla”vertude” o al “valore”( i due termini sono sinonimi(w:12,13,17)
5.il “doplero”sta al “foco”
6.la “miniera di ferro sta ad “adamas”
/. Il “cielo”(w:40) sta alle “stelle e allo splendore”.
Gli equivalenti analogici riferibili al segno negativo(-B) sono”aigua” ww26 e29 e il fango w.31 e34-amdedue connotati dalla “freddura”.
La natura è paragonata al sole(w.14 e16)- il quale toglie quello che è vile in una pietra(-B)-rendendola in tal modo”gentil cosa(v:14) o “preziosa.
L’itinerario seguito dal poeta è di tipo sillogistico-NATURA(c) agisce sul CUORE (impuro-b) e lo rende gentile(+b)-A questo punto il cuore gentile(+B) è atto a ricevere AMORE(A).Interviene,indi,l’agente esterno”la donna” a favorire l’intervento di “amore” in”cuore gentile””
PAROLA CHIAVE
.GENTILE.Il termine che originariamente deriva da”gens”,appartenente o discendente da una casta,che ne definisce la “nobilitas” di origine,adesso connota una nuova visione del mondo e semantizza un sistema di comportamenti e di fenomeni sociali del momento storico di appartenenza dell’autore(intertestalità con la storia-avvento del Comune-fervore della vita cittadina borghese.Secondo Parodi con Guinizzelli assistiamo ad una vera rivoluzione nel campo sociale e culturale.- L’amore, che si canta non è più quello per la castellana,ma per la donna che a quel tempo si mescolava nel fermento della vita cittadina,che peraltro aveva valorizzato la funzione rinnovatrice di una società borghese,che si affacciava con novità d’intenti nella vita del tempo,esprimendo nuovi valori on legati alla”gens”,ma al proprio valore,alle proprie abilità che aprivano nuovi orizzonti non solo nel campo economico-politico,ma soprattutto nell’ambito etico-spirituale.
INTERTESTUALITA’ con DANTE
Non possiamo non riconoscere una decisa intertestualità tra la canzone guinizzelliana e la terza
Canzone del Convivio”Le dolci rime d’amor,che io solia”.La canzone,che,infatti,Dante scrive in polemica con Federico II,che riteneva che la”nobilitas”risiedesse nell’appartenenza alla”gens” recita cosi’.
Le dolci rime d’amor ch’io solia
cercar nei miei pensieri,
convien ch’io lasci ……….
E poi che tempo mi par d’aspettare,
disporrò giù il mio soave stile
ch’io ho tenuto nel trattar d’amore
e dirò del valore,
per lo qual veramente om è gentile….
Non c’è dubbio che Dante nello scrivere la canzone aveva presente Guinizzelli,che peraltro apostrofa nella Commedia(Purgatorio XXVI w.97 sgg.”…padre mio e degli altri miei migliori che mai/rime d’amor usar dolci e leggiadre”.L’intertestualità con Dante,inoltre,ci fa comprendere anche una certa parentela spirituale tra i due poeti,dittatori e servi di Amore,ma che dell’amore vivono un’esperienza tutta mistica e trascendentale. E sarà proprio quest’esperienza che farà levitare al “peregrino errante” la sua più alta poesia,che esprime liricamente l’epos della vita di uomo nel transito dall’umano al divino.Ci pare opportuno,pertanto,intertestualizzare per le profonde radici ideologiche ed etico-spirituali i versi danteschi,che leggiamo nel canto XXIV del Purgatorio e che seguono il richiamo di una nota canzone della “Vita nova” “Donne che avete intelletto d’amore”per bocca di Bonaggiunta Orbiciani(w.52 sgg.) “Io son un che quando/ Amor mi spira nota e a quel modo/che ditta dentro vo significando…………”Dante non poteva meglio definire il concetto di dolcestilnovo già delineato nelle”Dolci rime d’amor ch’io solia”tutta l’avventura mistica di un animo che contempla l’”amor intellectualis” congiunto con l’”amor Dei”
Emblematico è il ricordo della canzone”Donne che avete intelletto d’amore” con preciso richiamo ai principi della filosofia tomistico-aristotelica: Il percorso che da Guinizzelli va a Dante è,per dirla con S:Bonaventura”itinerarium in mentem Dei”.Abbiamo accennato alla filosofia tomistico-aristotelica in Dante per compararla con quella guinizzelliana.Come abbiamo avuto modo di notare nella canzone presa in esame Guinizzelli con specifici campi semantici evidenzia peculiarità del pensiero tomistico-aristotelico con particolare riguardo al concetto di potenza-atto.Il che può esemplato nella canzone guinizzelliana dalla presenza del sole che purifica la pietra e la rende potenzialmente capace di particolari virtù così come nell’uomo la donna infonde la virtù d’amore nel cuore gentile.Ma naturalmente la speculazione è rivolta alla contrapposizione tra intelletto passivo ed intelletto agente. Per Aristotele l’intelletto passivo è un processo mentale che si mette in movimento attraverso l’esperienza,attraverso l’esperienza dalla quale ogni conoscenza è sempre condizionata – L’intelletto passivo rimane,pertanto,opaco,mentre l’intelletto attivo “amor che move il sole e le altre stelle”trascende i limiti dell’umana condizione; è luce,rivelazione dell’Eterno,separato dalla terreistrità e tende a congiungersi all’Uno-Tutto e all’Assoluto.E’ il mondo della luce e della rivelazione e,ma un “velo”distanzia la conoscenza sensibile da quella divina,che è”lumen aeternitatis atque veritatis”Par: Canto I (v:1”La gloria di Colui che tutto move/per l’universo penetra e risplende/ in una parte più e meno altrove”- Il limite tra la condizione umana e quella divina sempre nel primo canto del Paradiso viene chiarito dal fatto che Dante non riesce a guardare il sole,mentre Beatrice,pura creatura di Dio riesce a rimirarlo “come aguglia unquanquo s’affisse mai”.Per Guinizzelli come per Dante pervenire alla contemplazione mistica è impossibile senza l’intervento divino ovvero l’azione della donna venuta da cielo in terra a miracol mostrare”,oppure come nel caso della Commedia della donna discesa dal cielo a soccorrere “l’amico suo e non della ventura”.Questo discorso peraltro viene spiegato da da Virgilio,che incoraggia il suo discepolo a non fermarsi se “quella(Beatrice)nol ti dice qual lume fia tra il vero e l’intelletto”(Purg.canto VI w.42 sgg.) Abbiamo evocato questi”loci” danteschi per compararli con i versi 41-50 della canzone guinizzelliana”Splende ‘n l’intelligenza de lo cielo…… quella che intende suo Fattor oltre il cielo”.Noi ci permettiamo di seguire di seguire la lectio difficilior”velo” e non “cielo”.
Le ragioni sono implicite nel discorso che abbiamo innanzi esposto e vengono chiarite dal Sapegno,che così spiega “oltre il velo”.Sapegno è un fervente sostenitore della “lectio difficilior”.L’intelligenza angelica,la quale”intende il suo Fattor oltre il velo”(così spiega lo studioso) vale a dire che l’intelligenza angelica intende in modo apertissimo senza l’impedimento del velo corporeo che offusca le intuizioni spirituali dell’uomo. A livello semantico sono da rilevare le parole CIELO/VELO. La ripetizione del verbo”splende” riferito al w.51 a Dio creatore” in analogia con il “sole” e nel w.48 con “la bella donna” e al w.47 a “vero”.Sono tutti termini filosofici che originati da una profonda speculazione introspettiva si trasferiscono nel mondo della poesia,che sarà ricondotta sul piano dell’Eterno da Dante